Proverbi 22:6

חֲנֹ֣ךְ לַ֭נַּעַר עַל־פִּ֣י דַרְכּ֑וֹ גַּ֥ם כִּֽי־יַ֝זְקִ֗ין לֹֽא־יָס֥וּר מִמֶּֽנָּה׃

Di Elia Fiore (MA Oxon)

TRADUZIONI

Diodati: Ammaestra il fanciullo, secondo la via ch’egli ha da tenere; Egli non si dipartirà da essa, non pur quando sarà diventato vecchio.
Nuova Diodati: Ammaestra il fanciullo sulla via da seguire, ed egli non se ne allontanerà neppure quando sarà vecchio.
Riveduta: Inculca al fanciullo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne dipartirà.
Nuova Riveduta: Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà.
C.E.I.: Abitua il giovane secondo la via da seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà.

 

COMMENTO

חֲנֹ֣ךְ

Oltre che in questo passo, questo verbo viene usato solo altre 4 volte nella Bibbia dove viene tradotto “dedicare” o “consacrare” nel senso di “cominciare ad usare” (Dt. 20:5; Dt.20:5; 1 re 8:63; 2 Cronache 7:5).

In ebraico biblico la radice di questo verbo (חָנַךְ) sembra essere collegata:

  • Al termine “palato” (חֵךְ),  Lo stesso verbo viene usato, in arabo, per indicare lo strofinamento del palato di un neonato (da parte dell’ostetrica) con dell’olio (quasi come se lo si dovesse preparare o fargli fare esperienza), prima che questi inizi a succhiare.
  • Al nome proprio “Enoch” (חֲנוֹךְ) che camminò con Dio e fu da Lui preso (Ge. 5:18,19,21,22,23,24; 1 Cronache 1:3), 
  • All’aggettivo “allenato, provato, con esperienza” (חָנִיךְ);
  • Al sostantivo “consacrazione, dedicazione” (חֲנֻכָּה)
  • Al sostantivo “amo” (חַכָּה). Questo verbo viene usato, in arabo, anche con i seguenti significati: rendere con esperienza; rendere sottomesso (come uno fa con un cavallo mettendogli una corda in bocca).

In tardo ebraico (חִנֵּךְ) significa “abituare”; in Aramaico (חֲנַךְ) significa “dedicare”; In Etiopico (ሐነከ) significa “percepire”, “comprendere”.

Il concetto che sembra essere trasmesso da questo verbo è quello di  “abituare” qualcuno; nel senso di farlo diventare pratico a gestire una certa cosa o situazione… Aiutandolo a “comprendere” oppure, potremmo dire, a “conoscere a menadito” qualcosa…
Il tutto con lo scopo di “renderlo utile” (utilizzabile).

Due concetti molto forti, e strettamente collegati tra loro, espressi da questo verbo sono: Il concetto del fare esperienza e il concetto di acquisire comprensione, sulla base dell’esperienza fatta. La comprensione attraverso l’esperienza o, piuttosto, la comprensione dell’esperienza.

La morfologia di questo verbo non indica, come avviene il più delle volte, “l’aspetto” dell’azione (azione completa o non completa). Questa è una delle volte in cui la morfologia verbale indica la natura dell’azione. Il verbo infatti è coniugato all’Imperativo. Trattasi di una forte esortazione, di un ordine.

לַ֭נַּעַר

Questo termine viene usato per indicare:

  • Un “bimbo molto piccolo” (3 mesi – cfr. Esodo 2:2);
    “Lo aprì e vide il bambino: ed ecco, il piccino piangeva; ne ebbe compassione e disse: «Questo è uno dei figli degli Ebrei».” (Es. 2:6)
    (Nuova Riveduta)
  • Un “bimbo svezzato” (Età ? – DOPO I 6 MESI) ;
    “Quando lo ebbe divezzato, lo condusse con sé e prese tre torelli, un efa di farina e un otre di vino; e lo condusse nella casa del SIGNORE a Silo. Il bambino era ancora molto piccolo.” (1 Samuele 1:24)
    (Nuova Riveduta)
  • Un “adolescente” (17 anni);
    “Questa è la discendenza di Giacobbe. Giuseppe, all’età di diciassette anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli. Egli era giovane e stava con i figli di Bila e con i figli di Zilpa, mogli di suo padre..…” (Genesi 37:2)
    (Nuova Riveduta)
  • Un adulto, ma con particolare riferimento ad un “servitore” o “apprendista”.
    “Quella stessa notte, il SIGNORE disse a Gedeone: «Àlzati, piomba sull’accampamento, perché io l’ho messo nelle tue mani. Ma se hai paura di farlo, scendi con Pura, tuo servo,” (Giudici 7:9-10).
    (Nuova Riveduta)

Questo sostantivo non sembra essere collegato, da un punto di vista semantico, ad una particolare fascia d’età. La caratteristica del נַ֫עַר non sembra essere l’età. La cosa che sembra accomunare tutte queste figure sembra piuttosto essere la mancanza di esperienza. La mancanza di ciò che viene precisamente impartito dal verbo che precede. Ecco perché נַ֫עַר sembra essere messo in netta contrapposizione con זָקֵן “l’essere anziano” (la cui caratteristica principale è l’esperienza). In questo caso il נַ֫עַר è un “giovane” ma non tanto da un punto di vista di età, quanto da un punto di vista di esperienza,

Gli attori di questo verso sembrano quindi essere “colui che ha esperienza” e “colui che non ha esperienza”. Mentre sul primo ricade un dovere ben preciso, quello di condividere la propria esperienza; sul secondo sembra essere collegato con il concetto di sottomissione (concetto implicito nel termine נַ֫עַר )

Quella che sembra una parola in realtà è un sintagma (un’unità sintattica significativa autonoma) composto da tre parole: “a / per” – “il” – “נַּעַר

La presenza dell’articolo determinativo e il fatto che il termine “נַּעַר” sia usato al singolare ci porta a pensare che questo termine viene qui usato per indicare una determinata categoria di persone. Sostanzialmente il verso NON comanda a qualcuno di scegliere “un” “נַּעַר” in particolare per allenarlo; ma di offrire questo allenamento indistintamente a questa categoria di individui.

עַל־פִּ֣י דַרְכּ֑וֹ

Letteralmente: “Sulla bocca della sua (di lui – del “נַּעַר ) via”

עַל “A proposito di…”; “su”

פֶּה Il termine ebraico “bocca” porta con sé diversi significati:

  • Organo del corpo umano usato per parlare (Ge. 45:12), mangiare (Ge. 25:28) o bere (Giudici 7:6)
  • Organo del corpo di un animale (Genesi 8:11)
  • Apertura; punto d’entrata in qualcosa (Genesi 29:2)
  • Estremità, limite (Esodo 17:13; Salmo 133:2; 2 Re 10:21)
  • Istruzione, ordine, comandamento, indicazione (Numero 9:23)

דַרְכּ֑וֹ Letteralmente “Sua via”, “Suo comportamento”

 Questo termine significa:

  • “Strada” (Genesi 4:17);
  • “Viaggio” (Genesi 24:21),
  • “Direzione” (1 Re 8:44);
  • “Usanza, modo di agire o di condurre la vita” (Genesi 19:31)
  • “Corso della vita”, “impresa” (1 Samuele 18:14);
  • “Comportamento” (Proverbi 21:2)

עַל־פִּ֣י Questo particolare abbinamento viene tradotto (Genesi 43:7; 45:21; Esodo 17:1; 34:27; Levitico 27:8):

  • Sulla base di…
  • Secondo (seguendo le indicazioni di…)
  • Secondo (in base a…)
  • In base alle implicazioni di…
  • Sulle conseguenze logiche di…

גַּ֥ם כִּֽי־יַ֝זְקִ֗ין

Questa frase esprime:

  • Una promessa implicita: גַּ֥ם כִּֽי (Lett. “Anche quando” non “anche se”) Il “giovane” (l’apprendista) che comprende l’implicazione del suo comportamento diventerà “anziano”.
  • Un dato di fatto: Comprendere quanto gli viene insegnato è l’unica cosa che il “giovane” può fare per diventare “anziano” . יַ֝זְקִ֗ין  La diatesi di questo verbo è Hiphil che, sostanzialmente, è un “attivo causativo” (Lett. “…Fa diventare vecchio [il suo corpo]”).
  • Spiega la natura del processo di maturazione. L’aspetto di questo verbo è imperfetto, trattasi quindi di un’azione non conclusa; Lett. “Durante tutto il suo processo di invecchiamento”. Diventare “anziano”  è un processo che dura nel tempo, non un evento sporadico (non si viene promossi “anziani” da un giorno all’altro). 
  • Un messaggio di grazia. Un errore non pregiudica una vita)

לֹֽא־יָס֥וּר מִמֶּֽנָּה׃

Letteralmente “Egli/Esso non si allontanerà da essa”

יָס֥וּר L’aspetto di questo verbo è imperfetto, indica cioè un’azione non conclusa poiché dura nel tempo.

Il soggetto (3 persona maschile singolare) è sottinteso. Ma, attenzione, qual’è il soggetto di questo verbo? Gli unici due nomi maschili sono: “Giovane” e “Bocca” (implicazione). Il soggetto non può essere il “giovane” poiché se fosse così vorrebbe dire che non impara mai dai suoi comportamenti (poiché “da essa” si riferisce a “comportamento” che in ebraico è anche femminile).

Il soggetto deve essere per forza “bocca” (implicazione). Il testo sostanzialmente dice che “L’implicazione non abbandonerà mai, non cesserà mai di essere collegata, non sarà mai rimossa” da quel determinato comportamento.

Questo frase esprime sostanzialmente due cose:

  • Descrive l’efficacia di questo metodo d’insegnamento. Il “giovane”, invecchiando ricorderà sempre che un determinato comportamento è collegato ad una determinata conseguenza. Trattasi di un principio pedagogico oggi assodato e universalmente riconosciuto: una persona apprende se riesce a collegare le informazioni nuove ad una cosa che conosce già o a un’esperienza che ha già vissuto.
  • Sottolinea che un comportamento ha sempre le stesse conseguenze. Un comportamento sbagliato è sempre sbagliato; così come un comportamento giusto è sempre giusto.

TRADUZIONE PROPOSTA

Fai comprendere bene al giovane (inesperto) l’implicazione del suo comportamento; per tutta la sua vita essa (implicazione) non cesserà di essere collegata a quest’ultimo (comportamento).

Questa traduzione può essere così parafrasata: Fai comprendere bene a chi deve imparare la conseguenza del suo comportamento; per tutta la sua vita egli ricorderà che un certo comportamento produce sempre una determinata conseguenza.

 

RIFLESSIONE

Il verso mette in contrapposizione due figure appartenenti a due categorie diverse di persone. Ciò che caratterizza queste due figure non è tanto l’età, quanto la loro esperienza. Il testo, infatti, sembra mettere in contrapposizione colui che ha esperienza con colui che non ce l’ha; evidenziando il dovere solenne del primo e l’attitudine che il secondo dovrebbe avere.

Colui che ha esperienza ha non solo la responsabilità , ma anche il dovere, di “allenare”, “far abituare” l’inesperto (nel senso di farlo diventare pratico) a gestire una certa cosa o situazione aiutandolo a “comprendere” oppure, potremmo dire, aiutandolo a “conoscere a menadito” la conseguenza, l’implicazione logica del proprio comportamento.

Colui che non ha esperienza, se è disposto a sottomettersi, come un giovane o un servitore, potrà sfruttare al massimo le esperienze ma soprattutto acquisire la consapevolezza che ad un determinato comportamento corrisponde sempre una certa conseguenza. Questa consapevolezza genera in lui quelle caratteristiche che lo rendono veramente utile e di benedizione per molti.

Secondo il testo biblico sembra proprio che il miglior modo per aiutare una persona ad essere “utile”; ad essere adatto per essere “usato”, per avere delle responsabilità o dei compiti, per diventare sostanzialmente una benedizione per altri; non sia tanto quello di dirgli cosa fare o come comportarsi, ma piuttosto di mostrargli le implicazioni dei propri comportamenti. D’altro canto solo chi è sincero, senza “secondi fini”, e con la volontà di “sottomettersi” può, di fatto, beneficiare di tale insegnamento.

Il verso quindi non mostra tanto cosa insegnare, ma come insegnare; lo fa sottolineando un principio pedagogico oggi assodato: una persona apprende se riesce a collegare le informazioni nuove ad una cosa che conosce già o a un’esperienza che ha già vissuto.

Aiutare una persona a crescere, mettendo a disposizione ciò che abbiamo, innesca un circolo virtuoso i cui benefici vanno molto al di là di ciò che possiamo persino immaginare. Se vuoi fare storia aiuta gli altri a crescere.

Tutto questo non significa che è necessario sbagliare per imparare. Significa piuttosto che, se siamo sinceri ed abbiamo la giusta attitudine, tutto ciò che facciamo (di giusto o di sbagliato) contribuisce a farci crescere. Questo verso rappresenta, sostanzialmente, una parte di un altro verso della Bibbia presente nel Nuovo Testamento: “…Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio…” (Romani 8:28).